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Perchè le diete fanno ingrassare (e non solo)? – La conduzione di una dieta, ai fini della perdita di peso, è molto diffusa tra adolescenti e adulti nelle stesse società in cui un ideale culturale di magrezza coesiste con sovrappeso e obesità.

Il business delle diete e dei programmi dietetici, è un grande affare in continua evoluzione, anche grazie alla vendita di libri sulla tematica da parte di innumerevoli professionisti.

Tuttavia, i presupposti secondo cui la dieta produrrà benefici a lungo termine di un miglioramento della salute e di una perdita di peso prolungata, sono stati esaminati solo di recente con studi empirici.

Tali risultati hanno sollevato infatti domande sull’efficacia della dieta nella gestione del peso, e destato preoccupazioni sul potenziale rischio della dieta nel portare ad un aumento di peso involontario ed a comportamenti alimentari disfunzionali.

Mentre rimangono ancora molte domande, la dieta è stata identificata come potenziale fattore di rischio condiviso per lo sviluppo di disturbi alimentari e obesità.

Per questo motivo, si è passati da raccomandazioni ad impegnarsi nella dieta ai fini della gestione del peso, a raccomandazioni incentrate invece sull’adozione di comportamenti salutari di alimentazione e di attività fisica sostenibili per lunghi periodi di tempo.

Detto questo, la prevalenza complessiva dell’utilizzo delle diete tra le persone in sovrappeso rimane elevata suggerendo dunque la necessità di continui sforzi per la salute pubblica volti a fornire agli individui opzioni alternative per ottenere una perdita di peso sostenibile.

Ma che cosa significa la parola “dieta”? a cosa fa riferimento?

Una definizione emersa da diversi articoli è quella che fa riferimento ad “un mangiare lentamente, che include regole rigide su cosa mangiare, quanto mangiare, in quali combinazioni o in quali orari, che di solito viene seguito per un periodo specificato, al fine di perdere peso”.

La definizione stessa sottolinea due principi della dieta: la mancanza di flessibilità (seguire un piano rigido che non consente l’assunzione di alcuni tipi di alimenti) e la natura a breve termine dei comportamenti (dopo la dieta solitamente si torna all’alimentazione precedente).

La dieta precede spesso l’insorgenza di comportamenti alimentari disfunzionali, tra cui alimentazione eccessiva e pratiche di controllo estremo del peso fino, ad arrivare a disturbi alimentari.

Gli studi scientifici, non suggeriscono però che una dieta da sola possa portare a questi problemi; piuttosto, la dieta deve associarsi ad altri fattori di rischio di tipo genetico, fisiologico, psicologico ed ambientale.

D’altronde, è comunemente affermato che la dieta è una condizione necessaria, ma non sufficiente, per lo sviluppo di disturbi dell’alimentazione, soprattutto in adolescenza. Nella pratica clinica, molte persone con disturbi alimentari riferiscono di aver iniziato a seguire una dieta prima dello sviluppo di comportamenti alimentari disfunzionali.

La domanda che sorge in questo momento è: come mai in alcune persone la dieta crea una condizione sostenibile e porta ad un calo di peso, mentre in altre persone può portare ad un eccesso di cibo e ad un conseguente amento di peso nel tempo?

 

Sebbene la dieta sia spesso pubblicizzata come la soluzione all’eccessivo sovrappeso e all’obesità, molti studi suggeriscono che la dieta non è efficace nel prevenire l’aumento di peso.

Uno studio su un gruppo di giovani seguiti per 10 anni, dall’adolescenza alla prima età adulta, ha evidenziato come quei soggetti che seguivano una dieta per perdere peso avevano un indice di massa corporea più alto rispetto a quei soggetti che non l’avevano seguita. La scoperta che la dieta porta ad un aumento di peso nel tempo solleva interrogativi sui potenziali meccanismi d’azione.

 

Quattro sono le ipotesi a sostegno di questa tesi:

 

  • Una spiegazione è che i comportamenti dietetici sono adottati a breve termine a scapito di scelte di stile di vita comportamentali più sostenibili, che possono avere un impatto positivo sulla gestione del peso, come il consumo regolare della colazione, l’assunzione di frutta e verdura e l’attività fisica;
  • Una seconda spiegazione è che la dieta porta ad un maggiore senso di fame, che porta a sua volta ad un eccesso di cibo. Seguono sentimenti di fallimento nel “rompere la regola dietetica”, quindi di nuovo il tentativo di condurre la dieta. Pertanto, questo circolo della dieta, si protrae nel tempo ma non è efficace nella gestione del peso.
  • Una terza spiegazione, è che la dieta provoca abbuffate promuovendo l’adozione di una cronica restrizione dietetica cognitiva. Attraverso l’uso del controllo cognitivo, piuttosto che di un’alimentazione regolare ed equilibrata (5 pasti al giorno con giusto apporto di nutrienti) la dieta aumenta il rischio di disinibizione: per cui se si mangia troppo e quindi si è esposti a cibi proibiti, è probabile che si verifichi un episodio di alimentazione in eccesso con perdita di controllo.
  • Infine, se la dieta è associata a una riduzione delle calorie, l’efficienza metabolica può subire una variazione. La dieta può alterare infatti il metabolismo in modo tale che per mantenere il peso siano necessarie meno calorie. Al termine di una dieta, una persona può avere difficoltà a ridurre l’apporto calorico giornaliero al nuovo livello richiesto per il mantenimento del peso corporeo di fronte a questi cambiamenti metabolici.

 

Bibliografia
Brownell, K. D., & Walsh, B. T. (Eds.). (2017). Eating disorders and obesity: A comprehensive handbook. Guilford Publications.
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