Abbuffate e Binge Eating Disorder – Nella nostra quotidianità termini come abbuffate, emotional eating, fame per nervosismo, fame per stress, vengono utilizzati dai mezzi di comunicazione e nei discorsi comuni, per indicare il modo in cui ci relazioniamo con il cibo in alcune situazioni.
A molti di noi sarà capitato
di dire frasi come “ho fatto un’abbuffata di cioccolata” oppure “al pranzo di natale non riuscivo proprio a smettere di mangiare” o “quando sono tra colleghi ad un buffet vado in continuazione a servirmi pur essendo già sazio/a”. L’uso popolare di questi modi di dire, e la crescente attenzione dei media verso l’alimentazione e la nutrizione, hanno contribuito alla diffusione di alcuni termini che fanno riferimento a condizioni psicopatologiche: gergo clinico e gergo popolare si sovrappongono destando confusione.
Un episodio per essere definito “abbuffata” deve essere caratterizzato da entrambi i seguenti
aspetti:
- Mangiare in un certo periodo definito di tempo (es: due ore) una quantità di cibo
significativamente maggiore di quella che la maggior parte delle persone mangerebbe nello
stesso tempo ed in circostanze simili. - Sensazione di perdere il controllo durante l’episodio di abbuffata (es: sensazione di non
riuscire a smettere di mangiare o di non controllare cosa o quanto si sta mangiando).
Fonte: DSM 5, APA 2013.
Nelle frasi portate da esempio sopra, possiamo dunque notare come la terminologia “abbuffata” sia specifica solo per le situazioni in cui effettivamente oltre ad aver mangiato una grande quantità di cibo velocemente, si ha avuto la sensazione di perdere il controllo. Quest’ultima caratteristica spesso non viene presa in considerazione ed è anche quella realmente meno frequente.
Inoltre, quasi nella totalità dei casi, le situazioni di cui sopra fanno riferimento maggiormente al fallimento di particolari strategie dietetiche (come ad esempio non rimanere a digiuno per più di 4 ore) piuttosto che ad un’abbuffata.
Gli episodi di abbuffata se ricorrenti e caratterizzati anche da altre aspetti, possono andare a delineare il quadro del disturbo da Alimentazione Incontrollata o Binge Eating Disorder (BED).
Il Binge Eating Disorder è un disturbo caratterizzato da frequenti episodi di abbuffate, come descritto precedentemente, associati con 3 o più dei seguenti aspetti:
- il mangiare molto più rapidamente del normale
- e/o mangiare fino a sentirsi spiacevolmente pieno
- ma anche mangiare grandi quantità di cibo quando non ci si sente fisicamente affamati
- mangiare da solo o perché ci si sente imbarazzati dalla quantità di cibo che si sta mangiando
- sentirsi disgustato di sé stesso, depresso o con sensi di colpa dopo l’episodio di abbuffata
Inoltre, deve essere presente un marcato disagio in rapporto agli episodi di abbuffate, che si verificano in media almeno 1 volta alla settimana per 3 mesi consecutivi. Non devono esserci condotte compensatorie (uso di lassativi, vomito autoindotto, attività fisica estenuante) e gli episodi non si verificano esclusivamente durante il decorso dell’Anoressia Nervoso o della Bulimia Nervosa.
Come possiamo notare, il Binge Eating Disorder rappresenta un quadro psicopatologico ben più complesso rispetto alla singola situazione di abbuffate, quadro in cui le emozioni di senso di colpa, vergogna o disgusto verso sé stessi ricoprono un ruolo determinante.
Seppur vero che la maggior parte delle persone con obesità non presenta il BED, molti soggetti con BED hanno una problematica di sovrappeso e obesità (più del 40% dei soggetti affetti da BED presenta una condizione di obesità). Tale condizione inoltre, aumenta il rischio nei soggetti con BED di sindrome metabolica, diabete mellito di tipo2, malattie cardiovascolari e , in generale, di tutte quelle condizioni patologiche correlate all’obesità.
I fattori di rischio per lo sviluppo del Binge Eating Disorder riguardano alcune condizioni quali:
- obesità infantile
- disturbi alimentari, disturbi dell’umore e abuso di sostanze
- esposizione ad eventi traumatici (es: morte o separazione di una persona cara, storia di abusi fisici, incidenti)
- elevati standard genitoriali o perfezionismo
Il BED è inoltre un disturbo notevolmente sottodiagnosticato, in quanto la condizione stessa porta gli individui a non comunicare le proprie condotte alimentari ai clinici (per condizioni di vergogna o paura di non essere capiti) e allo stesso tempo, i clinici talvolta non riescono ad effettuare uno screening completo.
Il trattamento maggiormente studiato e consolidato per il BED è la terapia cognitivo comportamentale che affronta nello specifico, l’eccessiva valutazione della forma del corpo, gli episodi di abbuffate con gli aspetti psicologici associati e il controllo sull’alimentazione in generale.
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Bibliografia:
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