La Bulimia Nervosa (BN) è un disturbo descritto per la prima volta nel 1979 dal Dott. Gerald Russel, psichiatra del Maudsley Hospital, Londra.
Nel 1980, il Dott. Christopher G. Fairburn, Psichiatra all’Università di Oxford elabora un trattamento cognito-comportamentale con risultati molto promettenti: circa il 70% dei soggetti aveva una remissione a 12 mesi.
Nei primi anni 2000 il gruppo del dott. Fairburn dell’università di Oxford elabora una teoria transdiagnostica dei disturbi dell’alimentazione, considerando la bulimia nervosa in una categoria unica assieme ad altri disturbi dell’alimentazione, anziché disturbo a sé stante. Si è infatti osservato che molte persone che hanno ricevuto questa diagnosi tendono nel corso del tempo a migrare da un disturbo alimentare all’altro.
Nel 2004, il National Institute for Health and Care Exellence (NICE), ha riconosciuto la terapia cognitivo-comportamentale per la Bulimia Nervosa come intervento di prima scelta con livello di evidenza “A”, il massimo.
In Italia, il massimo esperto di terapia cognitivo comportamentale per i disturbi alimentari (CBT-E) è il Dott. Riccardo Dalle Grave che ha contribuito a diffondere la CBT-E tra i professionisti e tra i pazienti.
Come viene classificata la BN nel DSM-5?
Per Bulimia Nervosa si intende un disturbo con 3 caratteristiche essenziali:
– Ricorrenti episodi di abbuffata. L’abbuffata è definita come l’ingestione di una quantità di cibo significativamente maggiore di quella che assumerebbe la maggior parte degli individui nello stesso tempo e nelle stesse circostanze, in un determinato periodo di tempo. Tale abbuffata deve essere accompagnata da una sensazione di perdita di controllo con conseguente incapacità di smettere di mangiare o astenersi dal mangiare.
– Condotte compensatorie inappropriate per prevenire l’aumento del peso. Esse possono riguardare il vomito autoindotto, l’abuso di lassativi/diuretici/altri farmaci, l’attività fisica eccessiva.
– Enfasi eccessiva sulla forma e sul peso del corpo nella valutazione di sé
Le abbuffate e le condotte compensatorie inappropriate si verificano entrambe almeno una volta la settimana per 3 mesi.
Come è facile evincere dai criteri DSM, la BN è un disturbo ben preciso e non fraintendibile. Andando nel dettaglio, lo “spiluccamento” durante il giorno (mangiare piccole quantità di cibo durante la giornata), non può essere in alcun modo considerato come uno episodio di abbuffata.
In alcuni casi tali abbuffate possono essere pianificate. Allo stesso modo, la sensazione di perdita di controllo fa riferimento ad un senso di estraniamento durante o in seguito all’abbuffata piuttosto che alla voglia irrefrenabile per un determinato cibo.
Un’altra caratteristica da evidenziare è l’uso di metodi tesi a compensare le abbuffate. Il vomito è la condotta più comune. Anche l’attività fisica può essere usata come compensazione; questa viene considerata eccessiva quando interferisce con le altre importanti attività.
Una differenza sostanziale viene fatta con il disturbo da Binge Eating BED, dove sono presenti le abbuffate ma mancano tutte le condotte compensatorie inappropriate (vomito autoindotto, abuso di lassativi, attività fisica eccessiva). Nonostante tali differenze, il trattamento indicato è lo stesso per entrambi i disturbi dell’alimentazione, in quanto si evidenzia lo stesso nucleo psicopatologico.
Cosa c’è dietro alla BN?
La psicopatologia centrale di tale disturbo (cosi come di tutti i disturbi dell’alimentazione in una visione transdiagnostica) è rappresentata da un’eccessiva valutazione del peso corporeo, della forma del corpo e del controllo dell’alimentazione. Questo nucleo valutativo spinge l’individuo a imporsi una dieta ferrea che, non potendo effettivamente essere seguita, porta a compiere delle abbuffate. Con l’abbuffata vi è un grande introito calorico, e dunque vengono messe in atto delle condotte compensatorie, la più comune è il vomito autoindotto.
Successivamente all’abbuffata si può trovare sollievo per alcuni minuti ma più in generale vi è un malessere psicofisico debilitante. Eventi esterni ed emozioni, soprattutto se non sotto il controllo dell’individuo, possono scatenare un’abbuffata.
In alcune persone, oltre alla psicopatologia centrale, possono esservi dei fattori di mantenimento quali un perfezionismo clinico, una bassa autostima nucleare o delle difficoltà interpersonali.
Come curare la Bulimia Nervosa in modo efficace?
Il trattamento d’elezione per la Bulimia Nervosa è la CBT-E, terapia cognitivo-comportamentale migliorata. Tale trattamento, basato sulla teoria transdiagnostica pone il paziente in un ruolo totalmente attivo, lavorando in coppia con il terapeuta per individuare i personali processi di mantenimento del disturbo. La durata è di circa 20 sedute a cadenza settimanale e bisettimanale.
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Quali sono i fattori che più comunemente mantengono il disturbo della Bulimia Nervosa attivo?
– Valutare sé stessi in larga parte basandosi sul proprio peso e sulla propria forma del corpo
– Pesarsi ripetutamente tutti i giorni e più volte al giorno mantiene l’attenzione costantemente focalizzata sul peso, e induce la persona a restringere l’alimentazione.
– Cercare di seguire una dieta molto restrittiva, oltre a mantenere l’attenzione focalizzata sul peso e la forma del corpo, porta inevitabilmente a rompere la regola dietetica e successivamente all’abbuffata.
– Le condotte di compensazione come il vomito, non sono solo il risultato di una condotta alimentare disregolata, ma fungono anche da riattivazione del circolo di preoccupazione verso il peso e la forma del corpo. Non di rado infatti i soggetti, in seguito alla condotta di compensazione, tendono a pesarsi per verificare la diminuzione del peso ottenuta.